Quando è nato il carnevale di Fano?
E’ nato nel 1347. Si dice che sia il più vecchio d’Italia.
Perché esiste?
Per rallegrare l’animo della città, perché gli abitanti erano tristi e poveri. C’era bisogno di divertimento, non era solo maschere. L’hanno inventato disegnando.
Chi lo ha inventato?
Lo hanno inventato in tanti (la famiglia Pacassoni, Vittorio Corsaletti, Ernest Valentini, Gustavo Marini, Enzo Bonetti..)
Perché si chiama Carnevale? Cosa significa?
Deriva dal latino “carnem” e dalla tradizione si riferisce al periodo in cui le persone che erano povere ammazzavano il maiale e mangiavano carne e cose fritte come le “castagnole”.
Perché si svolge a gennaio/febbraio?
Per tradizione si è sempre svolto nello stesso periodo da molti anni. Ma il carnevale di Fano è speciale perché ora da qualche anno si festeggia due volte all’anno, anche d’estate.
Dove è stato inventato il carnevale?
In tutto il mondo.
In quali stati si festeggia il carnevale?
In tutto il mondo.
Cosa e chi c’è dietro al Carnevale?
Tante cose e tante persone: i carri, le maschere, i dolci, i meccanismi che fanno muovere i carri e le capacità delle persone che li costruiscono e progettano. Cosa più importante di tutte: dietro al carnevale di Fano ci sono i valori!
Quali sono i costi del carnevale?
Un carro grande può costare 75.000€, uno medio 40.000€ e i carri più piccoli intorno ai 5.000€. Ma ciò che conta di più sono i valori e le capacità delle persone e anche queste hanno giustamente un costo.
Perché ci si traveste a Carnevale?
Ci si traveste per divertimento, per giocare a essere qualcun altro.
Anche negli anni passati ci si travestiva?
Sì, da sempre.
Perché si fa il carnevale d’estate?
E’ un’occasione turistica.
Di solito quanti spettatori ci sono alle sfilate?
50.000 persone circa.
Come erano all’inizio i carri? Come sono cambiati negli anni?
I primi anni i carri sfilavano per il corso, erano piccoli e trainati da buoi. Poi sono diventati più grandi, hanno iniziato a sfilare in viale Gramsci con i trattori.
Che materiali si usano?
I materiali che si usano sono: legno, ferro, vetroresina, argilla, cartapesta, vernici.
Come si fanno i carri?
Per alcune parti, come i personaggi, si fa una struttura in ferro, si riempie di argilla, si ricopre di vetroresina. Una volta asciutta si taglia in due la vetroresina e si ha la base che viene poi unita con cerniere, pitturata e montata al resto del carro, con all’interno i meccanismi che permettono il movimento. Altre parti dei carri hanno una base in legno che viene ricoperta in cartapesta e pitturata.
Quanto tempo ci vuole per realizzare i carri?
Dai 3 ai 5 mesi.
Quando si inizia a costruire i carri nuovi?
Un anno prima si parte con l’idea e la ricerca dei finanziamenti. Dopo l’estate si inizia a lavorare in cantiere.
Come si muovono i personaggi dei carri?
All’interno dei carri c’una struttura in ferro con dei meccanismi che fa il fabbro.
Come vengono le idee di cosa rappresentare sui carri?
Le idee vengono osservando il mondo, a volte anche passeggiando per strada. Il carnevale è satira e i temi dei carri sono ispirati dall’ attualità, dagli eventi politici e sociali del momento.
Quante persone servono per realizzare un carro?
Una grande squadra, 15 – 20 persone circa, nella quale ognuno ha proprie competenze: c’è l’ideatore, il maestro carrista, il fabbro, il carpentiere, e gli artisti che dipingono e modellano e l’animazione che si occupa del meccanismo dei pupi ….
Che fine fanno i carri vecchi?
Si smontano e si riusa la base e alcune parti si trasformano.
Chi decide il numero dei carri che sfilano?
Dipende da budget a disposizione.
Che altezza massima possono avere i carri?
15 metri.
Quanto può pesare un carro?
Tanto, è difficile misurare il peso.
Quante persone possono stare su un carro?
Dipende dal carro.
Chi sono i carristi più famosi di Fano?
Valentini, Pacassoni, Mariotti, Sorcinelli, Deli, Furlani, e tanti, tanti altri!
Chi paga i materiali per costruire i carri?
In parte il comune insieme ad altri finanziamenti.
Chi ha inventato la “musica arabita”?
L’hanno inventata alcuni artigiani fanesi, tra cui Berardi che aveva una botteghina all’angolo di via San Francesco.
Cosa significa il nome “musica arabita”?
Significa musica “arrabbiata”, “energica”. Gli artigiani erano esclusi dai salotti dei signori fanesi. Iniziarono a riunirsi tra loro costruendo strumenti e suonando in giro per la città. Una signora, un giorno, sentendoli passare si affacciò dalla sua finestra e disse: “cu sit, tutti arabiti?!”
Quando è nata la “musica arabita”?
E’ nata nel 1923.
Perché sfila per ultima?
Prima sfilava davanti a piedi. Dal 2004 su un carro che sfila per ultimo per “chiudere in bellezza”.
Come si può entrare a far parte della “musica arabita”?
Ci si incontra e si fa una selezione.
Bisogna saper suonare uno strumento “normale”?
Per alcuni strumenti sì, per altre ci vuole un po’ di tempo e pratica.
Chi è quel signore che sta davanti con un grande guanto bianco?
E’ il maestro che guida il gruppo, fa una coreografia e fa le veci del “vulon” che “si da le arie”.
Perché il guanto è più grande della mano?
Perché é una maschera.
Perché si brucia il Pupo?
Per bruciare tutti i “peccati” e purificarsi, è nato come un rito prima della Quaresima.
Perché a carnevale giovedì e martedì si dicono “grassi”?
Perché si mangiava di più.
Chi ha inventato il “prendi-getto”?
Paolo Del Signore, la stessa persona che ha fatto l’albero della piazza.
Perché si lanciano i dolciumi dai carri?
E’ una tradizione fanese, ispirata alla semina dei contadini. Rimane un simbolo che intende “donare cose buone”.
Negli anni passati si lanciavano sempre i dolciumi?
Il getto di dolci è iniziato negli anni ’20.
Quanti kg di dolci può lanciare un carro?
Qualche quintale.
Da dove arrivano tutti i dolci lanciati?
La maggior parte da una ditta di Perugia, “Perugina”.
Perché sui carri si balla?
Perché i carri sono come “teatri su ruote”
Da che anno ci sono stati i ballerini sopra i carri?
Dagli anni ’70, prima c’erano le band dal vivo che suonavano.
Qualche anticipazione sui carri del 2018?
Uno sarà ispirato a Gioacchino Rossini per il 150esimo anniversario della sua morte.